martedì 8 gennaio 2013

LO STUPRO DELL'ANIMA parte 1


Ho riflettuto a lungo se in questo mio modesto spazio virtuale, dovessero trovare posto anche la cronaca, l’attualità, la politica, o se dovesse rimanere uno spazio dell’anima, quasi un rifugio magico e incontaminato in cui trovare sollievo dalle cose brutte del mondo.  Ma alla fine mi sono detta che dovevo scrivere tutto, tutto ciò che mi turbava, dilaniava, quello che mi indignava e che mi faceva arrabbiare, quello che vedevo ogni giorno intorno a me, tutto ciò che era parte non solo della mia anima più profonda ma anche della mia vita quotidiana. E ho deciso di cominciare con uno degli argomenti che mi stanno più a cuore e sul quale mi riprometto di tornare spesso: la violenza sulle donne. Non è facile parlane, non è facile soprattutto in quanto donna, mantenendo quello che sarebbe un necessario distacco, infatti non lo manterrò.
Le notizie che arrivano dall'India in queste ultime settimane sono terribili, per quanto non siano novità è stata portata, finalmente, alla luce quella che è una drammatica realtà quotidiana per le donne della più "grande democrazia del mondo". Per la prima volta in India le donne sono scese in strada, per chiedere niente di più che il rispetto dovuto ad ogni essere umano, donna o uomo che sia. Rispetto del quale sono private fin dalla nascita, per un sistema sociale e culturale che le relega su un piano di inferiorità rispetto agli uomini. Sulle vicende dell'India mi riprometto di aprire un post successivo, per ora rimango, come tutti, nell'attesa di una sentenza, che spero sarà esemplare: la pena di morte o in alternativa, ed è quello che auspicherei anche in Italia per lo stesso reato, il resto della vita in carcere senza mai più la speranza di rivedere la luce del sole.
Ogni volta che apro il giornale e c’è la notizia di uno stupro è come se lo subissi anche io. Penso che accada ad ogni donna. Ogni volta ripenso a Valentina, anche se non la conoscevo personalmente. Mi è rimasta in mente, come se la conoscessi da sempre, come se fossi riuscita a cogliere il suo dolore e viverlo con lei e ora quel dolore fosse parte di me, e ogni nuova violenza lo facesse riaffiorare. La sua storia è la storia di tante, di troppe donne, la storia di molte di noi. Valentina veniva da Casale Monferrato. Era arrivata a Milano con tutto l'entusiasmo dei suoi 22 anni, studiava medicina a Milano e aveva tutta la vita davanti e tanti sogni. Quella sera di giugno del 2002, Valentina era appena uscita da un concerto, a Milano, in compagnia del fidanzato Lorenzo. Una Mercedes super lusso si avvicinò: tre giovani della Milano "bene". Uno rimase in auto a far il palo, gli altri due immobilizzarono il ragazzo e stuprarono Valentina lì per terra. I sogni di Valentina finirono in quel momento, su quel marciapiede. Lei ha avuto il coraggio di  denunciare i suoi aguzzini, di affrontarli in tribunale, di farsi massacrare per sei anni da quella cosiddetta giustizia che mette sotto accusa le vittime di stupro facendole sentire come se "se la fossero cercata", come se lo stupro non fosse  il più schifoso dei reati ma solo un incidente di percorso.  Valentina ha dovuto guardare i suoi stupratori riderle in faccia in tribunale,  forti dell’appoggio delle loro famiglie "bene", delle loro fidanzate "bene", dei loro amici "bene". Condannati in primo grado e in appello non hanno fatto neppure un giorno di carcere. Addirittura il terzo ragazzo, che aveva fatto il palo, non è stato neppure condannato. Valentina ha avuto la forza di chiedere giustizia per anni, ma non ne ha avuta.
"Mamma sai cos’è che mi sconvolge di più? E’ che quei due non mi hanno neanche chiesto scusa, non sembrano pentiti". "Non si rendono conto del male che mi hanno fatto".
Tanto male da non voler più vivere con quel dolore nell’anima. In un tentativo di ricominciare a vivere, Valentina aveva scelto la specialità di neuropsichiatria e aveva scelto Torino come nuova città. Una nuova casa a due passi dalla chiesa, a due passi dalla caserma dei carabinieri, a due passi da piazza Vittorio, a due passi da Palazzo Nuovo: insomma, un isolato pieno di vita, di ragazzi, di gioventù. Venerdì mattina, ha mandato un sms ai genitori scrivendo di avere un forte mal di testa. Non era quello il problema. Era il senso di vuoto per non avere più un'anima e un corpo suo. Valentina si è impiccata. Ha smesso di lottare.  Si è tolta il respiro, in solitudine, con una corda, ma il suo strangolamento silenzioso è durato sei interminabili anni. I due condannati non hanno scontato nemmeno un giorno di carcere, ora hanno mogli "bene" e figli "bene"...forse anche figlie.  Valentina voleva solo che capissero, che si pentissero. Forse quello avrebbe alleviato il suo dolore. Forse. Non lo sapremo mai. Ma di una cosa ho la certezza. Sono convinta che non capiranno mai, che non proveranno mai nessun rimorso, perché il senso di colpa prevede l’esistenza di una coscienza e loro non ne hanno.

Lo scorso anno la Cassazione ha annullato una ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato il carcere  per due giovani accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza del frusinate.
In merito alla sentenza della Suprema Corte di Cassazione n. 4377 del 2012 (dep. 1 febbraio 2012) sull’abolizione dell’obbligatorietà del carcere come misura cautelare estesa anche all’ipotesi del reato di violenza sessuale di gruppo si è letto e dibattuto molto. Le opinioni di giuristi, avvocati e delle donne sono molto diverse. A partire dal 2009, con l'approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale non era consentito al giudice di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse del carcere. Secondo la Corte Costituzionale, invece, la norma è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo la Consulta ha detto sì alle alternative al carcere. Adesso la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha stabilito che i principi interpretativi che la Corte Costituzionale ha fissato per i reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni sono in toto applicabili anche alla violenza sessuale di gruppo. Cioè la Corte ha ritenuto che il reato di violenza sessuale di gruppo fosse privo di quelle particolari caratteristiche “associative”, proprie del fenomeno mafioso, tali da consentire un trattamento speciale ed eccezionale, “sottratto” alla valutazione di adeguatezza e proporzionalità delle misure cautelari da parte del giudice. Dunque torna alla valutazione di adeguatezza e proporzionalità, da parte del giudice, se disporre o meno la custodia carceraria. Il che significa che, nella maggioranza dei casi, visti i giudici italiani, avremo stupratori comodamente seduti sul divano di casa loro. Alla faccia delle vittime e della giustizia.
E' aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza. Le aggravanti per i reati di violenza sessuale furono introdotte proprio per evitare lo scempio della condanna senza un giorno di carcere per chi commette un reato grave come questo. Uno stupratore può, e spesso accade, sottrarsi al giudizio, fare pressione sulla vittima per evitare la denuncia e ripetere il reato. Lo stupro è uno dei reati più odiosi, specialmente se di gruppo, in cui la vittima è spesso lasciata sola ed oltre al danno fisico ha anche un danno psicologico immenso. In tali condizioni è difficilissimo trovare la forza di reagire e denunciare per questo trovo sbagliato   "applicare la misura cautelare più idonea a soddisfare le esigenze sociali con il minimo sacrificio della libertà individuale” ad individui che vigliaccamente non hanno dimostrato nessun rispetto per la libertà altrui.
Per i reati di mafia lo stato giustifica misure eccezionali in quanto riconosce una generalizzazione di criteri e comportamenti criminali nella cultura mafiosa; non così per i reati sessuali che non sarebbero, malgrado l’allarme sociale costante che determinano, connotati da omogeneità, cioè non vi sarebbero comportamenti, cause, mezzi, modalità generalizzate, sicché ogni caso si differenzia dall’altro. Il punto politico è proprio questo. Non basta qualche centinaio di donne uccise ogni anno, magari in casa loro da mariti o “pretendenti” respinti, non basta qualche migliaio di donne stuprate ogni anno, non basta che 1.400.000 donne abbiano subito molestie. Nel nostro paese esiste  e persiste una  compatta e omogenea cultura dello stupro. Radicata anche nella sua storia. C’è ancora qualcuno che ricordi il delitto d’onore o il matrimonio riparatore? Amorose fantasie o squallidissime procedure giuridico sociali, durate sempre uguali per tempi immemorabili? La dobbiamo riconoscere e nominare questa miseria culturale. E’ il solo modo per combatterla. Una legge che permette questi abomini, che non punisce i colpevoli, permettendo a degli assassini, di uscire, di godere di regimi di semilibertà, non è una legge seguita da una giustizia. Sì assassini. Ogni stupratore è sempre un assassino. Se anche la sua vittima continua a respirare, per sempre ne avrà comunque uccisa la vitalità più intima. Lei sarà morta, pur vivendo.

Le immagini di questo post sono tratte dalla mostra “Silenzio”, dedicata a Valentina Cavalli, a Casale Monferrato. La mostra, sostenuta dall’Associazione “L’Albero di Valentina”, ha affrontato il tema del silenzio in rapporto a temi sociali quali la repressione della libertà e la violenza fisica e morale, considerando “l’aspetto ambivalente del Silenzio. L’imposizione del Silenzio come arma di repressione della società o della libertà individuale. Silenzio come scelta omertosa, vigliacca e ipocrita. Silenzio come difesa per nascondere la violenza, la vergogna e i soprusi.” Oltre ai disegni di Valentina, i visitatori hanno potuto ammirare le opere dei giovani del collettivo r-EVOLution: Alan Zeni, Alessandro Minoggi, Mattia Barf Carne, Francesca Lolli, Lele De Bonis, Linda Ferrari, Manu Zuccarotta, Manusch Badaracco, Marcella Savino, Matteo Suffritti e Stefano Landolfo. Vittorio Sgarbi ha partecipato alla serata conclusiva.  www.alberodivalentina.it

17 commenti:

  1. La giustizia? eh sì, quale giustizia? Leggi “Il casellante” di Camilleri. E’ duro, spietato ed avvincente. Una donna incinta viene violentata e massacrata con una spranga di ferro, ovviamente perde il bambino ed anche la ragione.E questo è il dialogo tra il marito della donna ed un boss della mafia degli anni 40, quando la mafia era ancora anche una difesa dei deboli e non il putridume che è diventata ora con l’avvento della droga.
    Boss: ora che vuoi fare?
    Marito: lo vado a denunziare subito- aspetta. Ragiona. E’ colpevole di violenza carnale, tentato omicidio e omicidio- omicidio?- di tuo figlio,
    Nino- e vabbene, così lo gettano in galera e non ne esce più- no, Nino, le cose andranno diversamente- cioè?- che se ne esce dopo qualche anno-
    e come fa?- dicendo la verità- e cioè’- che fu tua moglie ad andarlo a provocare, presentandosi a notte fonda nella sua casa in camicia da notte. Questo lo sappiamo io, tu e Domenica. Ma non ci sono testimoni. e lui la racconterà diversamente. Dirà che tua moglie andò da lui per farsi fottere approfittando che tu non c’eri, che lui rifiutò sdegnato, che la
    riaccompagnò a casa sua. Che però lei continuò a provocarlo fino a quando lui, che non era fatto di legno…- e come spiega che cercò di ammazzarla?- si può inventare quello che vuole. Per esempio che tua moglie gli chiese di farlo ancora, che lui disse di no, che lei allora
    lo pigliò a botte dicendogli che era impotente, un mezzo uomo, che lui allora perse la ragione e…- basta, per favore.- sì basta. Ma ricordati
    che le attenuanti gliele danno di sicuro e che al massimo si fa cinque anni e che tua moglie resta segnata come puttana. No, in questo caso
    specifico non è opportuno ricorrere alla legge.

    Chiedo scusa a Camilleri per aver tradotto in italiano il suo impareggiabile siciliano, e aggiungo che la punizione del violentatore sarà poi quella di essere massacrato, violentato a sua volta e infine sgozzato.

    Punizione eccessiva? Non lo so, ma la condivido. Evidentemente ho anch’io qualche goccia di sangue della vecchia mafia.

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  2. Sai come smuovere la mia coscienza e la mia sensibilità , non conoscevo questa storia, forse a suo tempo ne avranno anche parlato i giornali ma evidentemente non con lo stesso clamore con cui vengono citate notizie ben piu superficiali con tanto clamore. Mi sono quasi uscite le lacrime nel leggere che valentina si è suicidata alla fine dopo tanta sofferenza, non è giusto, no non c’è giustizia in questo paese se succede tutto ciò, l’arroganza del potere economico va ben oltre la giustizia morale, non lo capiranno mai quei ragazzi il male che hanno causato no, non lo capiranno mai ,ma io gli auguro di patire le sofferenze piu tremende che la vita può offrire e se un Dio c’è che rendano conto a lui a tempo debito.

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  3. Non riesco a trovare le parole per commentare questa cosa una persona normale non puo che rimanere scioccata dalla pochezza della nostra giustizia e la vergognosa assenza della classe politica personalmente mi viene il venone al collo al solo pensare cosa farei alle tre bestie perchè tali sono …poi però mi viene un senso di impotenza pensando che ho una figlia di 20 anni che sta per iniziare a lavorare in centro a milano e dovra andare coi mezzi sapendo quanta indifferenza cè nella gente il momento in cui hai bisogno di aiuto …che cazzo di mondo

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  4. Il mondo è ancora troppo prevalentemente maschilista, ma sembra impossibile che 2-3-4-uomini si trovino d’accordo in un’azione tanto depravata e non li freni il pensiero delle madri o sorelle o mogli.Io ne deduco che siano psicologicamente ammalati e che si riconoscano tra di loro. Una malattia nascosta a tutti glia altri, come quella dei pedofili. A mio parere ci vorrebbe la castrazione ma non chimica, quella reale.
    Cristina

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  5. Mi chiedo cosa possiamo fare come donne per fermare la misoginia italiana (è mondiale vedi in India ma intanto credo sia utile lavorare qui) non solo sfruttate economicamente dal potere patriarcale in qualsiasi luogo di lavoro ma ora anche umiliate da una sentenza veramente di parte. chi comanda politicamente ed economicamente credo stia lanciando una offensiva verso le donne forse proprio perche stanno vedendo che stiamo prendendo sempre piu coscienza.stiamo aprendo gli occhi sullo strapotere maschile politico sociale ed economico (mediatico = pubblicità compresa)la donna fuori da qualsiasi potere.la donna è da sfruttare sul lavoro, da scopare in quanto escort, cortigiana o quant’altro…

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  6. La sentenza parla di “carcerazione preventiva”, prima del processo, a carico di persone che potrebbero essere innocenti.
    Le condanne verso chi commette uno stupro devono essere esemplari, ma solo una volta accertata la colpevolezza.

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  7. E' assurdo che vi siano “ANCHE” altre forme cautelari. Per certi reati è possibile solo UNA: il carcere. Punto

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  8. Lo stupro è un reato grave contro la persona. Se non è giusto tenere in carcere chi non ne è ancora stato giudicato colpevole è anche vero che le vittime di stupro sono, loro sì, sempre obbligate a subire un “carcere” a vita, fatto di paura, vergogna, diffamazione e danni psicologici permanenti. Perchè deve essere data la priorità alla tutela della libertà di "presunti" stupratori ma non a quella delle vittime? E' il messaggio di questa sentenza ad essere sbagliato, non la sua valenza giuridica per se stessa.

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    1. Infatti è il segnale ad essere preoccupante la violenza sulle donne deve essere arginata perchè E' UN'EMERGENZA. Possibile che non se ne rendano conto?? Certo ci vuole un cambiamento di mentalità, un cambiamento culturale, ma bisogna pur "forzarlo" questo cambiamento con punizioni adeguate che siano un deterrente!

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  9. l'italia nn è divrsa dall'india è atroce tutto questo

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  10. ma ke individui ancora ci sono nel 2013 questa è gente malata ke dovrebbe essere rinchiusa una volta per sempre… ma qui’ in italia ke legge c’è !!! è CERTO KE QUI’ SI FA QUEL KE SI VUOLE …

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  11. ultimo_raggio_di_luna11 gennaio 2013 alle ore 10:20

    un’angelo si e’ tolta la vita…….per il disgusto………per l’indifferenza della gente…… mi fa’ venire da vomitare questa societa’ …compreso i mass media che enfatizzano queste cose……..perche’ anche il dolore intimo dei famigliari …….non rimane fuori da questo ckifo …….la mia solidarieta’ per tante ” valentine” che hanno l’inferno dentro forse non varra’ niente ma la mia anima e’ con loro

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  12. la violenza sulle donne è una drammatica realtà, senza arrivare ai livelli dell'India, in Italia purtroppo paghiamo per una mentalità mschilista che è molto difficile da sradicare. La certezza della pena e certezza di scontare la pena nelle patrie galere e non a casa, sono la giustizia terrena che è ATTO DOVUTO per le vittime, per la giustizia divina spero che lassù qualcuno provveda.

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  13. Drammaticamente attuale questo tuo scritto dopo le vicende di bergamo altro schiaffo alla giustizia, la vittima che rischia di perdere il bambino, lo stupratore a casa al caldo ad aspettare cosa??? Le prove c'erano tutte, perfino ripreso dalle telecamere, più di così che vogliono i giudici? La giustizia è sempre e solo a favore dei delinquenti.

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  14. questi devono essere dati in pasto alla folla..........cosi si risolve il problema della violenza negli stadi e le forze dell'ordine posso pattugliare il territorio invece di fare la guardia a quei cani che vanno allo stadio

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  15. Sono cose atroci la giustizia dovrebbe essere implacabile con questa gente.

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  16. SOno contenta che questo post sia stato il più letto questa settimana... è importante non dimenticare....

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Benvenuto o benvenuta. Ti ringrazio di avermi letto e se vorrai lasciare il tuo commento mi farà piacere....positivo o negativo che sia.