Illustrazione: Bill Brauer |
Lei era bella. Una bellezza particolare: irregolare, indefinibile, sfuggente. Una bellezza pericolosa e tagliente come un coltello affilato. Lei era come il fuoco che brucia tutto ciò che incontra, una luce improvvisa che squarcia il buio e abbaglia,un quadro vivente, musa di infinita grazia sensuale, un animale selvaggio che non puoi legare ad un guinzaglio. Lei era schiava e regina, serva e padrona, pedina e giocatore. Ballava sola, nella pista al centro del locale. Decine di occhi silenziosi la scrutavano come animali affamati in agguato pronti a colpire la preda. Lei godeva della loro attenzione e per loro ballava, lasciandosi accarezzare e penetrare da quegli sguardi eccitati. Le luci illuminavano la sua pelle bianca che pareva scolpita nell’alabastro più liscio, e mentre ballava la veste leggera ondeggiava seguendo il ritmo dei suoi fianchi, ora a coprire, ora a scoprire le cosce tornite e le natiche sode e tonde. Ballava a tempo di una danza che pareva suonata solo per lei ancheggiando con un movimento appena accennato, come seguendo un’onda che lentamente risaliva lungo tutto il suo corpo, mentre i piedi scalzi saettavano sul pavimento freddo e i braccialetti ai suoi polsi tintinnavano come campanelli. I lunghi capelli biondi legati sulla nuca combattevano per sciogliersi e seguire la danza della loro padrona. Tutta l’attenzione nel locale era focalizzata su di lei: il desiderio degli uomini era palpabile, così come l’invidia delle donne che bramavano per sé anche solo un decimo del calore che pulsava in quel corpo stretto nel vestito nero. Ballava e con quel ballo pareva invitare chiunque a prenderle le mani ed unirsi a lei, ma nessuno si avvicinava: come una leonessa che chiama il cacciatore, troppo pericolosa perché qualcuno si avvicini. Le zampate della leonessa potevano essere mortali, ma era un dolce modo di morire … Si guardava intorno cercando tra folla qualcuno … qualcuno che ancora non sapeva. Sorrideva a tutti e a nessuno, lasciandosi condurre dalla musica, senza un attimo di pausa, senza riprendere mai fiato, non accennava mai stanchezza, sembrava la musica scaturisse dal suo corpo, e lei ne godesse in un orgasmo senza fine. Si abbandonava a quegli sguardi che scrutavano con avidità ogni piega del suo corpo, lo concedeva interamente e senza pudore mentre sfilava il vestito e lo lasciava cadere ai suoi piedi. Lui la osservava, nascosto dietro la propria ombra, la guardava con devozione assoluta così come un fedele guarda la statua della Madonna in chiesa. Lui era lì per vederla danzare. Era lì solo per lei. L’aveva cercata per anni: anni di solitudine in letti sconosciuti da cui scappare prima dell’alba, notti insonni ad attendere che una luce fendesse il buio, un’attesa interminabile a cui ormai si era rassegnato. Poi lei. Demone di fuoco e angelo di perdizione. Lei che con un gesto sapeva accendere quegli istinti che lui tentava invano di nascondere e sapeva placarli con generosa crudeltà. Lei lo guardò e i suoi occhi erano occhi di chi guarda non per osservare, ma per scavarti dentro, per penetrarti, per affondare il coltello nella carne e ferire: la lama brillava feroce nelle sue iridi.
Lui sentì la pugnalata penetrarlo lentamente, squarciare la carne e affondare in profondità nel suo ventre.
Ericka Lugo |
Chiuse gli occhi e il dolore divenne piacere, desiderio, estasi, e quando li riaprì e la vide davanti a sé ebbe la consapevolezza che di quel dolore non sarebbe mai più riuscito a fare a meno. Lei lo invitò con quel movimento delle mani che sa ipnotizzare, tutto il corpo teso ed eccitato nell’enfasi della danza, la delicata curva del collo fusa con quella del braccio proteso verso di lui. Lei lo amava.
Glielo dimostrava danzando per lui. Per lui solo. Lui sapeva che i suoi sguardi erano diretti agli altri per dirigerli a lui, sapeva che i suoi inviti silenziosi si riflettevano sugli altri uomini per giungere alle sue orecchie, sapeva che quando si dava agli altri era solo per donarsi a lui completamente. La folla si dissolveva lasciando solo loro due, lei a ballare e lui a guardarla, mordendosi le labbra per non mordere lei, per non fermarla. Non voleva fermarla. Voleva che quella danza durasse all’infinito. Fino alla morte.
La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright
La bambina col cappotto azzurro-cielo
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Ti dedico un pezzetto di Théophile Gautier che, sfogliando le pagine di “De l’Allemagne” di Heinrich Heine, rimane come me attratto dalla leggenda delle Willi, personaggi della tradizione popolare tedesca. Il principe Albrecht, seguito dal suo scudiero Wilfried, giunge alla casa di Giselle travestito da contadino per corteggiare le graziose villanelle. Giselle, che lo crede un suo pari, si innamora di lui, scatenando la gelosia di Hilarion, giovane guardiacaccia, che l'ama appassionatamente.Quest'ultimo, per smascherare il rivale, rivela all'ignara fanciulla l'inganno del principe. Il debole cuore di Giselle non regge al tradimento ed ella disperata muore. Secondo un'antica leggenda le fanciulle morte per amore, prima di convolare a nozze, si trasformano in Villi e la notte vagano nei boschi vendicandosi degli uomini che le hanno tradite, facendoli danzare fino alla morte. Hilarion, recatosi nel bosco per pregare sulla tomba di Giselle, è la loro prima vittima.
RispondiEliminaSopraggiunge il Principe Albrecht: è pentito e porta tra le braccia un fascio di fiori. La furia delle Villi si scatena, ma Giselle, il cui amore è più forte di ogni cosa, supplica Mirta la regina delle Villi e danzando come uno
spettro con il principe trattiene le Villi sino al sopraggiungere dell'alba, quando secondo la leggenda gli spiriti perdono il loro potere e si dileguano come bruma al mattino.
quanta passione nelle tue parole
RispondiEliminaquella che manca nella mia vita
scrivi molto bene ocmplimenti
RispondiEliminaio invece ci vedo molto di tragico di noir in questo racconto, sbaglio?
RispondiEliminaLa passione ha tante sfumature...anche noir :-)
RispondiEliminaCome scriveva Montale recensendo "Un Amore" di Buzzati, la passione è quel "sentimento amoroso che molti diranno patologico, ma che in realtà tutti gli uomini che non hanno gli occhi e il cuore foderato di una cotenna di lardo hanno almeno virtualmente provato"
RispondiEliminaxsei bravissima a scrivere!
RispondiEliminaEros e perfezione dominante della lei di turno, ora ballerina ieri chissà.
RispondiEliminaTi ci vedi o ti ci vorresti vedere ?
Piacere fisico quasi doloroso dato che scrivi che in pratica ha orgasmi continui autoprodotti e in questo caso dal ballo piuttosto che da un dildo, la invidi o la descrivi e basta ?
Curioso si curioso, ciao Ace.
Chissà...la descrivo, la immagino, la invidio, la vivo.....il piacere fisico è spesso doloroso non in senso di dolore indotto ovviamente, nel senso che la passione e il desiderio spinti all'estremo possono dare una sensazione di piacere che si avvicina al dolore fisico....
RispondiEliminasensuale disarmante enigmatico questo racconto
RispondiEliminala dannazione dell'uomo fatta donna
RispondiEliminail temperamento che uno ha si nota e fa si che chi si avvicina sa a cosa va incontro
RispondiEliminasensualissimo
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