Alejandra Karageorgiu |
Quando si dice che la famiglia è tutto: nella
lista dell'Udc ci sono così tanti parenti che il simbolo è a forma di albero
genealogico. In uno slancio di nepotismo senza freni Casini mette in lista la
cognata, il "quasi" genero
e il marito della sua portavoce, con l’aggiunta del nipote di De Mita come
ciliegina sulla già ricca torta. Insomma le primarie le hanno fatte a cena tra
di loro, più democrazia casalinga di così non si può. Pd e Pdl non sono
da meno: arrivano le "nuove generazioni" di parenti politici...ma
purtroppo la new generation in questo caso non di new non ha niente ma è la
prosecuzione della old generation. Lascia il deputato foggiano Angelo
Cera, per far posto al figlio Napoleone Cera, l’eurodeputato Gino
Trematerra, per far posto al figlio Michele. Anche nel Pd hanno incrementato le
“nuove generazioni” di parenti politici. In Lombardia viene candidata Giulia
Mancini moglie del deputato Claudio, a Benevento la nuora di Floriano Panza,
Anna Chiara Palmieri, a Napoli ricandidata la signora Anna Maria Carloni,
moglie di Bassolino.Nel Pdl, infine, candidate Chiara Geronzi, giornalista del
Tg5 figlia di Cesare, Katia Gentile figlia dell’assessore regionale Pino e
nipote del senatore Antonio Gentile, e Luca Morrione, figlio dell’ex deputato
Ennio. L'elenco potrebbe continuare a lungo e alla fine pur raschiando il fondo
sono davvero poche le new entry, sono tutti candidati-riciclati in formato
casereccio, come quando nelle grandi aziende di stato c'era l'uso di mandarti
in pensione un pò prima però se assumevano tuo figlio. Ecco qui lasciano lo
scranno a cui si son aggrappati per anni purchè rimanga in famiglia, altrimenti
non lo mollano, non sia mai che vada ad uno in gamba e che sappia fare qualcosa
di utile. Si parla tanto di meritocrazia ma pure le candidature si passano di
padre in figlio, come le investiture al trono, insomma siamo ancora al
Medioevo. Però nel Medioevo almeno potevamo scendere in piazza con i
forconi.... Poi ci lamentiamo del nepotismo che vediamo negli ospedali, dove
anziché privilegiare medici validi si privilegia l’assunzione di figli inetti
di primari politicizzati, nelle università dove ci sono intere generazioni di
docenti consanguinei, padri, madri e
figli, amanti e pronipoti, alla faccia dei concorsi pubblici, tutti lì per
merito ovviamente. Poi quelli davvero bravi devono andare all'estero dove si
lavora se si vale e non in virtù del cognome. Certo è pur vero che ognuno ha i
suoi meriti, pure le igieniste dentali e le letteronze. E la cosa drammatica è
che ci sarà chi li vota…. La meritocrazia in Italia non esiste. Non esiste
perché in generale noi italiani (non tutti per fortuna ma la maggioranza)
rifiutiamo che essa esista in quanto davanti ad un'alternativa scegliamo sempre
quella più semplice e più comoda per noi, anche quando significa compiere
un’azione disonesta. La meritocrazia è non è una parola astratta ma un
principio educativo, un fattore base in una cultura civile, un modo di vivere.
Per far tornare la meritocrazia tra noi, semmai c'è stata, ci toccherebbe
compiere un grande sforzo civico, morale, culturale: dovremmo tornare ad essere
onesti.
Tutti
noi cittadini, dal primo all'ultimo, compiere le nostre scelte secondo ciò che
è giusto e non secondo ciò che ci fa comodo. E in questo paese è impossibile.
Se il sistema meritocratico fosse stato attuato in Italia negli ultimi
vent’anni, tutti noi ci saremmo risparmiati vent’anni di berlusconismo con
annesse soubrette, spogliarelliste e starlette. Ma la meritocrazia parte
dal basso, dalle scelte che ognuno di noi fa nella vita di ogni giorno. E
(detto con triste rassegnazione) non vedo meritocrazia intorno a me, a partire
dal posto dove lavoro...A parte la mia modesta e personale opinione c'è quella
del Washington Post. Le grandi testate giornalistiche mondiali sono tali perché
sanno individuare e scegliersi grandi giornalisti. Il quotidiano The Washington
Post non sfugge questa regola aurea e dobbiamo ammettere che Steven Pearlstein
é prima un profondo conoscitore di uomini e poi il giornalista che sa cogliere
l’essenziale, andare subito al sodo, esporlo ad arte. Con la garbata cortesia
anglosassone, che riesce ad usare anche un pizzico di fine ironia pur in
argomenti seri, molto serie. In un recente articolo “Italy’s
culture threatens its economic future” coglie pienamente il
segno nell’individuare il tratto caratteristico degli italiani, l’elemento che
blocca lo sviluppo culturale, politico, sociale ed economico dell’Italia: il
nepotismo. E ne da un giudizio lapidario. Come del prof. sen. Mario Monti: «honest and largely unknown economist».
A
limitare la crescita economica dell’Italia è il nepotismo che porta ad una
gestione mediocre e impedisce ai migliori talenti di crescere. Senza una
rivoluzione culturale e politica è difficile vedere come questo amabile e
affascinante bastione della vecchia Europa possa uscire dalla crisi dell'euro e
costruire un futuro economico. Nepotismo non solo familiare, non sempre
figli o nipoti sono allo stesso livello dei padri o degli zii, ma anche a
livello di scambio di favori tra membri di consorterie reciprocamente vincolati
da indefettibili patti di mutuo soccorso, anche contro ogni possibile buon
senso. E
quasi invariabilmente i raccomandati sono tanto fessi qaunto impreparati: due
caratteristiche che riunite sfociano in una presunzione smisurata. Questo
sia nell’impresa privata, specie quella di dimensione piccole – medie, ma
soprattutto nel pubblico, ove i concorsi sono quasi invariabilmente ad personam. I concorsi
pubblici italiani sembrerebbero l’apice del virtuosismo del più perfetto dei
sistemi nepotistici. Perla dell’articolo è però una frase, riportata quasi in
modo sommesso: impedisce ai migliori talenti di crescere.
Un
pizzico di nepotismo non lo si nega a nessuno ma dosi massicce sono certamente
dannose. Ma quando il nepotismo si spinge al punto di impedire «ai migliori
talenti di crescere», allora quella Collettività é condannata. Invece di
evolversi, si involve in una spirale di decadenza che porta alla fine alla
scomparsa. Ecco perché Pearlstein conclude dicendo che «senza una rivoluzione culturale e politica»
l’Italia non potrà costruirsi un futuro economico.
(http://www.rischiocalcolato.it).
SISTER SLEDGE - We are family
lo stavo leggendo ieri e rifletevo in Italia parola “Meritocrazia” non esiste e forse non è mai esistita nel nostro Paese dove inviece hanno avuto troppo spazio “figli d’arte” e fior di raccomandati senza alcun merito. E i risultati infatti si vedono…
RispondiEliminagrazie di essere passata da me nottetempo, i tuoi commenti sono sempre pieni di spunti di riflessione
RispondiEliminaAntonio Martino, figlio di un altro Martino, Giuseppe Cossiga, il figlio di Di Pietro, Mariotto Segni, ma anche i figli di Tognazzi, De Sica e avanti tutta, in ogni settore solo figli di altro che meritocrazia. L’italia è un paese medievale, senza futuro se non arriva una radicale rivoluzione dei costumi.
RispondiEliminaChe le università italiane siano afflitte dal porblema della baronia e del conseguente nepotismo – manifestantesi non necessariamente nello spingere parenti di snague, ma anche amici, amiche, conoscenti ed amanti – è un fatto abbastanza noto…
RispondiEliminaMa, del resto, il “familismo amorale” è una piaga che affligge l’Italia tutta da parecchio tempo, tant’è che già venne identificato come aberrazione tutta italica già 2 secoli fa…!
E, purtroppo, basta guardarsi attorno: il fenomeno è endemico, non circoscritto alle università.
Triste, ma vero…
Se i giovani più promettenti emigrano non è solo questione di risorse; se la ricerca langue e i policlinici sono sotto accusa, la colpa è del sistema. Una volta si parlava di baroni. Adesso al posto del singolo barone ci sono i clan e i loro leader,è il sistema mafioso. Sistema mafioso vuole dire cupole di gestione delle carriere e degli affari universitari, spesso camuffate come gruppi democratici di rappresentanza o gruppi di ricerca.
RispondiEliminaEssere parenti di, figli di, mariti di, mogli di, o comunque parenti di, funziona sempre in italia. Non si salva nessuno manco Monti ne il Movimento Cinque Stelle Pd, Pdl, e Udc. Se non ci liberiamo di questa parentopoli non usciremo mai dalla crisi!
RispondiEliminaSe un partito inserisce nelle sue liste candidati e candidate “parenti di” (figli di, mogli di, cognati di ecc.), e lo fa in questo momento storico in Italia, be’, sta comunicando qualcosa di molto preciso ai suoi elettori: non siamo cambiati e non abbiamo intenzione di farlo. Alla faccia delle dichiarazioni e delle promesse. Alla faccia vostra.
RispondiEliminaDopo aver massacrato gli italiani taglieggiando i lavoratori, rubato ai pensionati, insomma ai più deboli e ai più facili da colpire…ebbene ora dopo averci costretto alla pensione dopo quarantanni di DURO LAVORO…ebbene ora BISOGNA ABOLIRE I VITALIZI ai porci. Non ha ragione di esistere che i maiali consiglieri regionali e parlamentari possano autoassegnarsi i vitalizi, contro la volotà popolare, dopo anche soli due anni di cene a base di ostriche e champagne.
RispondiEliminaE’ questo l’unico modo per selezionare i politici. Devonmo essere affamati e privati delle montagne di soldi. Quando capiranno che la ricrezione è finita moltissimi di loro perderanno la “passione” per la politica. Ora abbiamo bisogno solo di persone nobili che hanno la capacità e la volotà di pensare al bene comune, non di spregevoli parassiti arraffoni vitaliziati.
uno schifo tutto italiano all'estero non succede
RispondiEliminabasta sapere e non votarli ,infatti l'ultima parola in questi casi spetta all'elettore
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