martedì 20 maggio 2014

SII COME LE ONDE

La sconfitta arriva quando meno te l’aspetti. E’ un’onda che ti sorprende nel mare calmo e piatto della sicurezza e dell’esperienza in cui stai navigando. Inarrestabile travolge il tuo ego, spazza via le tue certezze e tutta una vita viene rimessa in discussione. Esiste sempre un avversario più forte di noi. Spesso ce ne dimentichiamo arroccati nelle nostre piccole certezze, agognate, conquistate eppure così effimere. Siamo soli contro tutti come onde contro scogli. Possiamo illuderci che il vento sia nostro alleato e credere che ci porterà nella direzione giusta. Ma siamo soli contro un vento contrario, in balia delle correnti e delle tempeste. Siamo soli. Nessuno, nel profondo del cuore, è disposto a perdonarci di essere migliore di lui. Tutti attendono di udire il tonfo sordo prodotto dalla nostra caduta. Se sbagli hai perso, e perdere equivale a morire. Così sono morta e ora sono qui: devo svuotarmi dal mio passato per rinascere. Per andare avanti devo avere il coraggio di rompere col passato, non per rinnegarlo, ma solo per liberarmi della sua pesantezza, della sua rigidità, dei suoi schemi ormai superati, in quanto diverse le mie esigenze, superiori gli obiettivi che devo raggiungere. Si tratta di riuscire a cambiare il contenuto senza apparentemente modificare il contenitore. Si tratta di distruggere e ricostruire la mia vita senza rinunciare a me stessa.
Mi ripeto: "Sii come le onde …le onde del mare così leggere, regolari, fluide e tranquille, espressione di pace che poi d'improvviso sollevate dal vento s'innalzano e si abbattono, pesanti, tumultuose, con forza dirompente e incontenibile, s'infrangono contro gli scogli, spazzano via tutto ciò che incontrano, inghiottono e trascinano senza pietà"...Su questa forza apparentemente senza controllo devo essere in grado di agire, plasmandola, dominandola, trasformandola sempre più in quella sostanza vitale, che, alla stregua del  respiro, produce vita. Sii come le onde...

Illustrazione: Jimmy Lawlor
La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

domenica 18 maggio 2014

TI PENSO COME UN TRAMONTO

Da quando non ci sei cerco di non pensarti, di fare la mia strada come niente fosse. Ti immagino disinvolto tra la gente, dispensare sorrisi e  gentilezze, ti immagino dedito alle tue cose, lento, splendido e silenzioso. Quando penso a te ti penso come un tramonto, un tramonto di una bellezza devastante, di quelli che ti fanno rimanere a bocca aperta in silenzio e mentre svaniscono sai che non ce ne sarà mai un’altro uguale. Forse voglio solo vederti così. Magari sei con chiunque altro come con me. Forse è proprio il tuo modo di fare. Forse sei solo furbo o vanitoso, come quelli che puntano a soddisfare il desiderio egoistico della conquista, oppure per insicurezza personale. Cerco di trovarti mille ragioni. Cerco di spiegare ciò che non voglio vedere. La verità è che mi piaci ancora. Mi piace come sto con te quando siamo con gli altri, mi piaci quando siamo da soli. Mi piace il modo in cui mi guardi, il modo in cui mi tocchi. Mi piace ciò che dici e come lo dici. Per adesso riesci a farmi sentire come nessun altro e questa è un’altra delle cose che mi fanno paura. Sono io che ho paura. Ho paura che ogni giorno della mia vita mi sveglierò come stamane e tu sarai il primo pensiero e subito dopo aprirò gli occhi e ci sarà un pensiero più doloroso che mi accompagnerà per tutto il giorno: che tu non sei più mio. Ti penso come un tramonto che mi avvolge e non riesco ad afferrare, non mi appartiene, posso solo viverlo in quel attimo...prima che scompaia....

La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

venerdì 16 maggio 2014

Il violinista nella metropolitana.... (una storia vera)

Il violinista Joshua Bell
Un uomo seduto in una stazione della metropolitana di Washington DC iniziò a suonare il violino in un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo lasso di tempo, poiché era l’ora di punta, è stato calcolato che 1.100 persone sarebbero passate per la stazione. Passarono tre minuti e un uomo di mezza età notò che c’era un musicista che suonava. Rallentò il passo, si fermò per alcuni secondi, e poi si affrettò per riprendere il tempo perso. Un minuto dopo il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna lanciò il denaro nella cassetta e, senza fermarsi, continuò a camminare. Pochi minuti dopo qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma poi guardò l’orologio e ricominciò a camminare. Chiaramente era in ritardo per il lavoro. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo invitava a sbrigarsi, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista. Infine la madre lo trascinò via ma il bambino continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi. Nei 45 minuti che il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un po. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Tirò su $ 32. Quando finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, né ci fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei musicisti più talentuosi del mondo. Aveva appena eseguito uno dei pezzi più complessi mai scritti, su un violino del valore di $ 3.5 milioni di dollari. Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove i posti in media costavano $ 100. Questa è una storia vera. Joshua Bell era in incognito nella stazione della metro, il tutto organizzato dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. E' una storia che fa riflettere sulla bellezza che ogni giorno è a portata di mano eppure non la sappiamo cogliere. Guarda il video

Se non ci prendiamo il tempo di fermarci e ascoltare quando uno dei migliori musicisti del mondo sta suonando alcune delle migliori musiche di tutti i tempi, quante altre cose straordinarie ci stiamo perdendo per non saperle apprezzare?

Potete leggere l’articolo originario  di Gene Weingarten sul Washington Post 
Can one of the nation’s great musicians cut through the fog of a D.C. rush hour? Let’s find out.