domenica 27 ottobre 2013

CORRO INCONTRO ALL'ALBA

Il mio respiro regolare nel silenzio. Vento freddo sul viso. Mille aghi di ghiaccio tra i capelli. Spruzzi di mare e salsedine. Lascio impronte sulla sabbia che le onde cancellano.
Corro.
Aumento progressivamente il ritmo. I passi sono fluidi e regolari. Le gambe spingono sempre di più. Uno due tre uno due tre uno due tre... un passo dopo l'altro. Ogni muscolo del mio corpo è teso e scattante. Mi sento leggera, senza pensieri, senza peso. Sfido la legge di gravità, come se da un momento all'altro potessi spiccare il volo. Aumento la falcata. Il respiro si fa affannoso. I battiti del cuore accelerano. Tutto il corpo pare sul punto di smaterializzarsi da un momento all'altro. Corro e divento una sola cosa con la sabbia, il mare e l'aria. Sono vento, mi sollevo e volo via.
Corro. 
Non so da quanto. Il tempo sembra essersi fermato. I muscoli cominciano a dolermi, le gambe diventano pesanti e il respiro si fa più affrettato. Tutto il mio corpo grida: Fermati!  Ogni muscolo pare irrigidirsi, contrarsi, indurirsi. Mi pare di non riuscire neppure a respirare. La fatica prende il sopravvento. Ogni passo è un passo oltre il mio limite. No, non mi fermo....La mente accelera. I piedi la seguono. La mente non conosce fatica. E' nella mente la forza di non fermarsi, di andare sempre oltre. Quando mi sembra di non farcela più, quando il cuore sembra scoppiare e le gambe sono pesanti...allora spingo più forte. E' quello il momento in cui decidere se continuare o fermarsi. E' quello il momento in cui dai tutto.
Corro.
L'ultimo chilometro è una lotta contro me stessa, una lotta per me stessa, per sentirmi viva e libera. Finalmente libera! Una sensazione di euforia mi assale, mi dà nuova energia. Non sento più la fatica e il respiro torna regolare. I muscoli si sciolgono, tutto il corpo si tende in avanti in una  progressione costante, i passi sempre più veloci sono nuovamente fluidi e leggeri. E' come tagliare il traguardo, è una vittoria, una piccola  significativa vittoria che mi fa sentire più forte.
Corro.
Non mi fermerò ne ora ne mai. E ogni volta quando il mio corpo griderà fermati, farò un passo avanti e poi un altro ancora.
Corro. Non penso a niente. La mia mente è un cielo azzurro. Riesco a staccarmi da me stessa come fossi una proiezione del mio corpo.
Guardo avanti,oltre  la strada, oltre l'orizzonte.
Voglio raggiungerlo quell'orizzonte. Ovunque sia gli correrò incontro.
Corro incontro all'alba.
Corro. E sono vento.

 PS: Dedicato a tutti quelli che mi chiedono sempre: Ma perché corri?



La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

martedì 22 ottobre 2013

STANOTTE SCRIVO

      Dita scorrono
veloci sulla tastiera
      nella penombra
      di una notte insonne.
      Come un pennello
 colorano
 immense praterie.
      Fogli bianchi
da percorrere
      con versi decisi
      a volte leggeri
      o appena sfumati.
      Stringo a me
      ognuna delle mie visioni
      in un crescente delirio
      di personaggi, storie,
      anime da plasmare.
     Vivo per saziarmi
con occhi curiosi
e raccontare la vita.
      Con le parole
      non interrompo
      il flusso dei sogni
      ma li trasformo
      in altri sogni
      da inseguire al risveglio. 
      Appartengo      
      alle mille anime che popolano
      la mia mente.
      Il mio sangue
      ha tutti i colori di un quadro
      dove si intrecciano storie.  
  Il mio sangue scorre
      tra le parole
      come un fiume
      che pace non trova
      fino al mare.
      Fino alla parola
      fine
      della storia
      che scrivo stanotte.

La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

mercoledì 9 ottobre 2013

PROTEGGERSI SEMPRE, CONTINUAMENTE

La regola numero 1 è PROTEGGERSI SEMPRE, CONTINUAMENTE. Lo ripete Clint Eastwood in uno dei miei film preferiti. Se non ti proteggi da sola, chi lo farà per te? Proteggiti bambina che questa vita appena giri le spalle ti frega! Proteggiti che tutti ti sorridono davanti ma appena possono ti pugnalano alla schiena! E’ un mondo di egoisti ed ipocriti. Tieni sempre la guardia alzata, guardati alle spalle, schiva i colpi, incassa in silenzio, e se cadi, rialzati. Di nuovo in piedi, a testa alta.
Non mollare, nemmeno quando è troppo dura, nemmeno quando l’onda ti travolge, l’aria ti manca e la corrente non ti aiuta a risalire.
Devi imparare a controllare il fiato e padroneggiare le emozioni, non lasciare che prendano il sopravvento.
Devi comprimerle dentro di te finché non scoppiano così violentemente da stendere tutto ciò che trovano sulla loro traiettoria.
Devi soffocare la voce quando vorresti urlare, devi restare impassibile quando dentro scalpiti come un cavallo imbizzarrito, devi saper aspettare quando vorresti lanciarti come un kamikaze. E poi al momento giusto, lasciare che tutto questo esploda.
Controlla, guarda, osserva, scruta, studia, muoviti, anticipa l’avversario, sorprendilo, impara a conoscerlo, a conoscerti. Conserva un po’ di fiato per quell'onda troppo alta, mantieni un po’ di forze, per quella salita troppo tosta.
Devi combattere se vuoi sopravvivere, devi lottare per poi uscirne col sorriso, con la forza che ti infonde il sapore di avercela fatta, la soddisfazione di aver resistito, di non  aver mollato.
Ricordi quella sensazione inebriante di vittoria che ti ripaga di qualsiasi sofferenza? Resisti ! Dopo sarai fiera di aver stretto i denti, dopo non ricorderai più il dolore, quello passa. Dopo un po’ non la fatica non lo senti più, diventa una compagna di strada, quasi un’abitudine della quale non sai più  fare a meno. Dopo un po smetti anche di piangere e ti accorgi di non avere più lacrime ma solo rabbia, rabbia, tanta rabbia!
Ci sono lividi che fanno male tutta la vita, ferite che non si  rimarginano mai perché troppo vicine all'osso, ma ogni errore di oggi è uno sbaglio in meno di domani, ogni pugno preso sarà un pugno che schiverai la prossima volta. Il dolore sulla tua pelle t’insegna più di qualsiasi manuale. Ma la vita se te le giochi bene ti dà più di una possibilità. La vita, se sai avere pazienza, e vedere lontano, ti ripagherà sempre, prima o poi.
E' un po come nella boxe: un bravo pugile, per vincere e sferrare il colpo finale, deve anche sapere quando arriva il momento di arretrare. Nella boxe tutto funziona al contrario: per tirare di braccia devi allenare le gambe, per colpire di destro scarichi tutto sul piede sinistro, invece di allontanarti dal dolore, come farebbe qualunque persona sana, gli vai incontro. Come te che non scappi ma vai incontro alla vita anche quando è dolore. Quanti pugni in faccia hai preso bambina! Quanti ne prenderai ancora! Ma almeno potrai dire di aver vissuto, di essertela giocata fino in fondo questa sfida!
Un passo o due per poter continuare a combattere. Uno di troppo, per essere fuori dal gioco. E tutto sta a lui. Tutto sta a te bambina.
 
La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

martedì 8 ottobre 2013

Far piangere una donna....


State molto attenti a far piangere una donna
Che poi Dio conta le sue lacrime
La donna è uscita dalla costola dell’uomo
Non dai piedi perché dovesse essere calpestata
Né dalla testa per essere superiore
Ma dal fianco per essere uguale…
Un po’ più in basso per essere protetta
E dal lato del cuore per essere Amata.

Talmud

martedì 1 ottobre 2013

PARLO CON TE (ANCORA UNA VOLTA)


Ogni notte torno in quella stanza assieme a te. Spesso ti guardavo dormire mentre ti agitavi irrequieto tra le mie braccia. Sentivo che eravamo imprigionati in un libro di cui stavi scrivendo la trama. Torno ancora a conversare con te. La notte porta un silenzio che mi spinge a parlarti e penso che forse anche tu stai parlando con me.  Ho passato notti insonni a toccare il tuo corpo nudo, ti ho toccato per rendermi conto che esistevi. Ho toccato le lenzuola, le piastrelle del pavimento, i muri, ogni cosa, per rendermi conto che noi esistevamo in quella camera, in quel momento e non era soltanto un sogno. Anche tra mille anni, quei giorni saranno esistiti. E noi con loro. E' un libro senza parole, senza inchiostro, senza pagine. Un libro che credevamo di scrivere, ma era già scritto. 
Ho imparato a conoscere il tuo dolore attraverso la musica. Nei tuoi sussurri ho ascoltato le rabbiose grida di vendetta sul destino. Sfiorando il tuo corpo ho avvertito quella forza che è la tua rivincita sulla vita. Ho visto la solitudine che tenti di nascondere anche a te stesso, ho visto i tuoi occhi stanchi perdersi nel fumo cercando un sorriso che non avevi dentro. Ho percepito nelle tue parole la paura di vivere, ciò che ti spinge a una continua fuga senza meta. Ogni notte ti chiedevo se fosse l'ultima: rispondevi  "forse". Non avevi certezze e non facevi mai programmi. Mi stringevi a te, mi confortavi, poi ti abbandonavi ad un sonno senza pace. In quei momenti ti abbracciavo con tutta la dolcezza che era in me, avrei voluto cullarti fino a liberarti da quella disperazione. Avrei voluto che smettessi di scappare da te stesso e imparassi ad amarti quanto ti amavo io. Ti parlo ancora una volta. Sto camminando senza meta nella notte,  in un posto che non conosco, in un tempo che non so. I tuoi occhi blu. Sono certa di averli visti oggi al tramonto. Facevano paura, tanto erano blu in quel sole rosso. Mi ritrovo sempre più spesso ad evocare la tua immagine, come un miraggio irraggiungibile.Ti sento tra le mani, così vivo, caldo, palpitante com'eri al mio fianco nel letto poi improvvisamente scivoli via  tra le dita.... 
Da quel giorno di febbraio sarei voluta tornare indietro mille volte. Mille volte sono arrivata alla tua porta e ogni volta sono scappata. Troppo tardi mi sono resa conto che eri parte di me e fuggire era solo un vano tentativo di fuggire da me stessa, da Dio e dal mondo, perché tu ci saresti sempre stato. 

La bambina col cappotto azzurro-cielo
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