martedì 30 aprile 2013

L'AMORE IMMATURO

Mentre piangevo per una delusione d'amore un amico mi ha detto: "Stacca, prova a riempire la tua vita di cose che ti piacciano: amici sinceri, belle scarpe, qualche viaggio carino, qualche buon libro umoristico. Quando sei già (quasi) piena allora comincia a cercare l'amore.... ma non cercare fuori, cerca dentro: ama te stessa e poi amerai gli altri. L’amore non deve e non può riempire. Sei tu che devi riempire l’amore. L’amore è la risposta, ma devi saper fare la domanda. Quando saprai fare la domanda, allora avrai la risposta.
Illustrazione: Christian Schloe
Due persone per star bene insieme paradossalmente non devono aver bisogno una dell’altra a tutti i costi, si devono istintivamente sentir vicini ma due disgrazie non rendono simili ne felici fanno solo una disgrazia più grossa. Il pieno che vuoi tu passa prima per il tuo “pieno” personale dal resto avrai solo bidoni perché se tu vuoi qualcuno per riempire un vuoto troverai solo una persona che vuole te per riempire il suo ma essendo voi diversi non sarà mai lo stesso vuoto…come due lego che non s’incastrano."

Che strano rileggere ora le tue parole, ora che mi chiedo se sei stato mai davvero mio amico...
Sei solo un'altra delusione da dimenticare.
Sto ricominciando a riempire la mia vita delle cose che amavo fare e che avevo dimenticato da troppo tempo: riempire i miei terrazzi di fiori, concedermi un massaggio con olii profumati, passare la notte a leggere un buon libro, regalarmi un vestito nuovo,  ridere senza un motivo....ho riscoperto il piacere di ballare e perchè no... anche di farmi guardare, ho ritrovato la voglia di scrivere e farmi leggere.
Ho ritrovato la capacità di sognare, anche se in quei sogni tu non ci sei più.
Sono (quasi) piena e pronta a cercare l'amore .
Ho finalmente capito che tutto quel che ho dato non è perso è ancora qui  dentro di me: dovevo solo ritrovarlo.....ritrovare me.
E alla fine l'unico che ha perso qualcosa sei tu.



      L'amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te
      L'amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo. 
     E. Fromm

Da Eric Fromm
 L’amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un’attitudine, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona col mondo, non verso un “oggetto” d’amore. Se una persona ama solo un’altra persona ed è indifferente nei confronti dei suoi simili, il suo non è amore, ma un attaccamento simbiotico, o un egoismo portato all’eccesso. Eppure la maggior parte della gente crede che l’amore sia costituito dall’oggetto, non dalla facoltà di amare. Infatti essi credono perfino che sia prova della loro intensità del loro amore il fatto di non  amare nessuno tranne la persona “amata”. Poichè non si vede che l’amore è un’attività, un potere dell’anima, si ritiene che basti trovare l’oggetto necessario e che, dopo ciò,”tutto vada da sè”. Questa teoria può essere paragonata a quella dell’uomo che vuole dipingere ma che, anziché imparare  l’arte sostiene che deve solo aspettare l’oggetto adatto, e che dipingerà meravigliosamente non appena lo avrà trovato. Se io amassi veramente una persona, io amerei il mondo, amerei la vita. Se  posso dire ad un altro”Ti amo”, devo essere -in grado di dire”Amo tutti in  te, amo il mondo attraverso di te, amo in te anche me stesso”.

 La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright

domenica 7 aprile 2013

SPICCARE IL VOLO

Milù era una gallinella con belle piume dai riflessi quasi dorati e occhi grandi e curiosi. Era nata con una malformazione genetica, una neoplasia ingombrante che colpisce un pollo ogni milione di polli: era nata con l’anima. I medici dissero che non c’era cura e che non si poteva neppure asportargliela perché era proprio attaccata al cuore. Così fin da pulcino Milù portò il peso di questa diversità, se ne stava sempre in disparte, invidiando i pulcini normali senz’anima che razzolavano felici. Ne soffriva molto, piangeva in silenzio e l’anima spesso sembrava dolere in maniera insopportabile. 
Col tempo aveva imparato a non lasciar trasparire la sua sofferenza e a vivere in quel mondo di polli cercando di adeguarsi ma con scarsi risultati. Detestava quella vita, detestava il pollaio e i suoi compagni polli! La cosa buffa è che loro  invece erano felici. Passavano pigramente le giornate con l’unico scopo cercare vermi nel terreno, facendo a gara a chi  schiamazzava più forte solo per farsi notare. Non ridevano, non piangevano, non sognavano, non alzavano mai lo sguardo verso il cielo per guardare le aquile in volo, non si chiedevano mai se esistesse qualcosa oltre il recinto del loro pollaio. 
Per molto tempo aveva pensato che si accontentassero e li aveva invidiati per questo. Si chiedeva "Perché anche  io non so accontentarmi?" e si sforzava con tutta se stessa di gioire  di quella vita sempre uguale, senza emozione, senza scopo. Ma per quanti sforzi facesse c’era sempre una vocina che le sussurrava "Avanti metti il becco oltre quel pollaio…c’è tutto un mondo!" 
Poi aveva capito che i polli non si accontentavano affatto, semplicemente non cercavano altro. Perché mai un pollo dovrebbe avere dei sogni se non ha l’anima? Loro avevano solo lo stomaco e gli bastava riempirlo per essere felici. Ma come si fa a riempire un’anima? L’anima si nutre di sogni e desideri non di vermi. 
Milù non poteva smettere di sognare sennò il dolore sarebbe diventato  insopportabile e alla fine l’anima sarebbe morta e con lei il suo cuore. Certo anche Milù doveva pure mangiare, lavorare e fare la sua parte. Cercare vermi del terreno le occupava tempo ed energie, non è facile sopravvivere in un pollaio, ci sono galline disposte a tutto per rubarti  il cibo dal becco. Ma la notte, quando tutti ormai sazi e con le pance gonfie russavano beati, lei se ne stava sveglia a guardare il cielo, a sognare e fare mille progetti. La sua mente volava fuori dal quel pollaio, lassù tra le stelle e lei immaginava una vita diversa. Era allora che la sofferenza si placava e, per qualche istante poteva  perfino sentire distintamente la sua anima pulsare e battere all’unisono col cuore. Poi  inevitabilmente il gallo annunciava l’alba e la solita vita di sempre  riprendeva, bisognava correre a destra e a sinistra e non c’era tempo per sognare. 
Aveva anche avuto qualche fidanzato. Milù era molto carina e ambita, ma quando, dopo i primi appuntamenti, lei gli parlava dei suoi sogni loro si allontanavano, anzi alcuni scappavano a zampe levate quasi che avere l’anima fosse una malattia contagiosa. Altri invece si  atteggiavano a saccenti e le consigliavano di non pensarci "Sei solo un pollo" le ripetevano "cerca di dimenticare di avere un’anima e fatti una famiglia". Milù era ormai nell’età in cui tutte le gallinelle depongono le uova e vivono ingrassando felici e aspettando che il gallo sia in luna  buona per concedere qualche ora di passione. Ma lei non ci pensava proprio a sedersi, covare e aspettare il suo turno per soddisfare le voglie di uno stupido gallo! Si rendeva conto che la sua vita stava passando e che a forza di rimandare sarebbe invecchiata e morta dentro quel pollaio. Aveva voglia di vedere facce nuove, viaggiare e conoscere il mondo là fuori e magari imparare altre lingue. 
Una notte non resistette più, la  luna era luminosa e il cielo stellato, tutti dormivano e nessuno si accorse di Milù che con piccoli passi furtivi sgusciava da un buco nel  recinto del pollaio. Si mise a correre a perdifiato finché si girò e il pollaio era scomparso alla sua vista. Intorno a lei c’erano alberi così alti che sembravano sfiorare le stelle, e profumi di fiori e muschio così deliziosi come non  aveva mai odorati. Era sola, spaventata e aveva una gran voglia di piangere ma si rendeva conto che doveva andare avanti. Stava albeggiando ormai e tra poco il  pollaio si sarebbe svegliato. Si sarebbero accorti della sua assenza e non sarebbe più potuta tornare indietro:  sarebbe stato troppo umiliante! Il pollaio era l’unica casa che  avesse conosciuto e là dentro era al sicuro. Tutto era sempre uguale là dentro e non doveva dimostrare niente a nessuno. Ebbe voglia di tornare  indietro e risvegliarsi in quel tepore così famigliare ma la vocina le disse "Non è quello il tuo posto".  Milù non sapeva quale era esattamente  il suo posto, né se esistesse un posto per lei da qualche parte, ma non voleva invecchiare dentro quel pollaio. Raccolse tutto il suo coraggio e andò avanti. I primi passi furono difficili, avanzava lentamente in quel mondo sconosciuto e selvaggio, ma era anche piena di speranza per quel primo viaggio della sua vita. Il cuore le batteva forte e la sua anima gridava finalmente libera.  
Camminò tanto che perse il conto dei giorni, cibandosi dove capitava e dormendo sotto le stelle. Era felice ma le mancava soprattutto qualcuno con cui parlare di tutte le cose nuove che scopriva ogni giorno: fiori,  piante, insetti e animali che sembravano venuti da altri pianeti. Non  incontrò altri polli lungo la strada, ma imparò molte altre lingue per  comunicare con animali diversi da lei che neppure immaginava esistessero. Dopo tanto camminare arrivò sulla cima di un monte e si sedette incantata  a guardare lo spettacolo della natura. Le avevano sempre detto che il mondo finiva dietro il recinto del pollaio  e ora davanti ai suoi occhi si  spalancava un mondo completamente nuovo e l’orizzonte era così lontano che neppure riusciva a vederlo.   Milù si sentiva leggera e aveva una gran voglia di spiegare le ali e lanciarsi nel cielo, facendosi cullare dalle correnti e trasportare dal vento. Sapeva che era solo una gallinella e le gallinelle non volano, era quello che le avevano sempre insegnato, ma non  riusciva a resistere al richiamo del vento. 
In fondo se anche moriva sarebbe morta felice, aveva visto il mondo e fatto più strada di quanto  una gallinella poteva sperare. Ce l’aveva fatta da sola e che altro poteva desiderare? Milù guardò l’orizzonte, chiuse gli occhi e spiccò il volo …. Sarebbe stata una dolce morte. 
Per molti giorni non si parlò d’altro nel pollaio. 
Una gallinella era scappata e probabilmente aveva trovato una morte atroce là fuori.
 Ma in fondo era sempre stata una gallinella diversa, forse per colpa di quella  malformazione. 

 "Un’anima, ti rendi conto?"
 "A che serve un’anima a noi polli??? "
 "Non so secondo me quella malattia l’ha fatta uscire di testa!"
 "Io l’ho conosciuta era strana fin da piccola…."

 Passò il tempo e ci furono nuovi argomenti di conversazione. Fino a che, una tiepida mattina d’autunno, uno strano uccello dalle grandi ali dorate volteggiò sul pollaio per ore. I polli rimasero col becco all’insù a guardare quella misteriosa creatura che non avevano mai visto.
"Chissà com’è volare lassù…"
"Pensa a come deve essere faticoso e poi a che scopo? "
 "Si hai ragione, meglio cercarci qualche verme tra poco è ora di cena…"
Quanto tempo era passato da quando era scappata da quel pollaio, quante cose aveva visto da allora e quanto aveva imparato. 
Quell’anima che aveva sempre creduto una malformazione di cui vergognarsi in realtà era un dono del cielo. 
Una vecchia saggia aquila le aveva rivelato che solo chi ha  un’anima riesce a volare, e che i sogni sono ali dorate che ti portano  lontano. 
Milù scese un’ultima volta in picchiata sul pollaio per rivedere i suoi compagni che non l’avevano riconosciuta, poi tornò tra le nuvole e si diresse verso l’orizzonte.
Non saprai mai chi sei finché non provi ad esserlo. Concediti sempre una possibilità.

 La bambina col cappotto azzurro-cielo
La bambina col cappotto azzurro- cielo@copyright