Tutte le mattine è di fronte a me: il respiro regolare, gli occhi infuocati, la voglia di vincere. I nostri sguardi si incrociano per un istante prima di cominciare a combattere. Conosco la sua espressione incredula ogni volta che fallisce un attacco, ogni volta che il mio braccio intercetta e para il suo pugno. Non si capacita che la sua bravura, la sua determinazione e il suo coraggio, non bastino a sorprendermi, a penetrare la mia guardia, a infliggermi il colpo definitivo. Si sposta rapido, esercita con ostinazione il suo pressing, attacca con fulminee combinazioni di braccia e di gambe; il cuore batte nel petto largo, come un cavallo da domare, le ultime energie si dissolvono nei respiri finali del suo ormai impagabile debito d’ossigeno. Ma non arretra di un passo. Conosco tutto di lui: quello che sa lo ha imparato in molti anni di paziente lavoro, continue correzioni, infiniti rimproveri, puntuali incoraggiamenti, fiumi di sudore di fatica, voglia di cedere, delusioni profonde e gioie immense. Conosco ogni cambiamento del suo volto mentre combatte: la piega amara della bocca, l’ombra che vela il suo sguardo, i movimenti inconsci e riflessi che preannunciano i suoi affondi. Conosco le sue tattiche, so dove vogliono portare le sue finte e dove colpirà. Conosco tutti i suoi difetti: la difesa incerta, gli attacchi ingenui e scomposti, la rabbia che annebbia la sua mente e inevitabilmente lo conduce alla sconfitta. Conosco il suo cuore: so quando trema il suo spirito, quando vacilla la sua sicurezza, quando s’impenna il suo orgoglio pronto a caricare come un bisonte. So che non mollerà finché non avrà vinto. Neppure io. Lo rivedo ogni volta che mi guardo allo specchio: tutte le mattine è di fronte a me. Combatto contro di lui, combatto contro me stessa, ogni volta. Il nostro più temibile avversario è sempre in agguato dentro di noi.
La bambina col cappotto azzurro-cielo
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